Il piacere di sentirsi competenti

     -Cosa state facendo?- hanno chiesto i compagni a Nino, vedendolo esultante e raggiante mentre, durante i lavori di gruppo programmati, svolgeva attività di recupero.

     -Nni stamu scialannu!!! (Espressione dialettale per dire che si stava divertendo moltissimo) – ha risposto semplicemente Nino, accompagnando le parole con un gesto della mano che sottolineava il piacere e la soddisfazione che provava in quel momento.

     Nino col suo gruppo stava ripetendo, nella maniera più tradizionale (leggendo nel libro e ripetendo a turno con i compagni) i criteri di divisibilità e, finalmente, li aveva imparati.

     Nessun piacere è più grande di quello di sentirsi competenti, specialmente quando per tanti anni si è sperimentato l’insuccesso, la mortificazione, la frustrazione.

     Nino si era rifiutato precedentemente di impegnarsi in questo compito (così come in tanti altri compiti) perché riteneva di non esserne all’altezza. Preferiva rinunciare piuttosto che fallire. E di rinuncia in rinuncia era arrivato a tredici anni alla scuola media che ancora non conosceva neppure le tabelline, non era in grado di far di conto, e leggeva e scriveva peggio di un bambino di prima elementare.

      Il modo per affermarsi e sentirsi qualcuno? Riuscire a totalizzare il maggior numero possibile di note disciplinari. Essere il peggiore.

     Difficilmente dimenticherò quello che ha fatto Nino, quando, proprio con “Il Gioco Infinito”, ha imparato le prime parole in inglese, scoprendo che forse non era poi tanto cretino come aveva creduto di essere o come gli avevano fatto credere di essere. Girava per la classe esaltato e, inginocchiandosi, davanti ai banchi dei compagni alzava l’indice e il medio di entrambe le mani che agitava in segno di vittoria.

     Dopo questa e altre esperienze positive, il gioco più divertente per Nino è diventato quello di costruire giochi e materiali didattici, ufficialmente destinati ai più piccoli e ai bambini con difficoltà di apprendimento, di fatto per recuperare, senza sentirsi mortificato, conoscenze, abilità e competenze.

     Infine, divertenti, esattamente come un gioco, gli sembravano tutte le attività, che lo gratificavano perché gli permettevano di provare un piacere ancora più grande: il piacere di sentirsi competente.