Motivazione, gioco e animazione

     Per offrire ai miei allievi strumenti motivanti ed efficaci, ho imparato ad ascoltare e ad essere attenta ai loro segnali, a toccare tutti i tasti e a pizzicare tutte le corde per scoprire interessi e curiosità.

     Motivare gli alunni a volte è stato facile: per alcuni è stato sufficiente rassicurarli, incoraggiarli e trasmettere aspettative positive; per altri è bastato assegnare compiti adeguati alle loro capacità o semplicemente affidare qualche incarico di responsabilità; per altri ancora è stato necessario fare leva sull’affettività… ma il gioco (tranne qualche raro caso in cui hanno pesato negativamente i pregiudizi degli adulti) ha coinvolto sempre tutti e, principalmente, coloro che odiavano la scuola.

     Si fa, perciò, ricorso all’animazione e al gioco, innanzitutto per motivare, incuriosire e coinvolgere gli alunni.

     Ma si fa ricorso alla ludicità anche per stimolare il libero gioco della fantasia e della creatività, per facilitare l’espressione dell’infinita ricchezza che ognuno ha dentro di sé e per favorire lo sviluppo del pensiero divergente.

 Per il pedagogista Piero Bertolini:

“Il vero homo ludens

non è chi usa il gioco per stordirsi,

ma chi col gioco e attraverso il gioco

diventa un uomo scomodo per la società

perché si è abituato a pensare criticamente,

a scoprire e vivere le contraddizioni

ed a proiettarsi nel mondo del possibile”.

     La vera ludicità infatti, cioè la ludicità formativa, è fonte di flessibilità e autonomia, è fonte di criticità e creatività e, quindi, di cambiamento e di progresso.

 E per il filosofo Friedrich Schiller:

“L’uomo gioca solo quando è

nel pieno significato della parola uomo;

ed egli è totalmente uomo solo quando gioca”.