Chi sono

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      Sono una docente di sostegno. Ho cominciato la mia attività insegnando Storia e Filosofia al Liceo ma, ben presto ed esclusivamente per problemi di sede, sono passata all’insegnamento di Materie Letterarie nella Scuola Media, dove ho trovato una realtà aldilà di qualsiasi immaginazione.

    Ho provato, perciò, anche io il senso di impotenza e la frustrazione che continuano a provare tanti miei colleghi ed ho valutato seriamente l’ipotesi di cambiare lavoro.

    Il successivo passaggio nel Sostegno, fatto per i motivi precedenti, mi ha convinta a cambiare idea. Nel nuovo ruolo avevo la possibilità di ascoltare e di conoscere meglio situazioni e problemi, di stabilire un contatto e una relazione umana, ancor prima che didattica, con ogni singolo alunno, potevo dedicarmi con maggiore serenità alla ricerca e alla sperimentazione.

     Superati, perciò, anche i dubbi e le incertezze rispetto ad un compito estremamente delicato, ho deciso di rimanere nel Sostegno e ho scelto di lavorare proprio nelle scuole a rischio, adoperandomi per trasformare le emergenze educative e didattiche in occasione di riflessione e confronto e in opportunità di cambiamento e di crescita.

     Tenendo conto delle diverse situazioni di partenza, ma anche degli interessi, dei gusti e delle sensibilità degli allievi, ho cominciato a ricercare e a ideare strategie, metodi e mezzi alternativi a quelli tradizionali per coinvolgere e incuriosire gli alunni e per rendere motivante ed efficace l’attività scolastica.

     Ma ho cominciato anche a cercare e a chiedere la collaborazione di tutti coloro che potevano dare un aiuto: personale docente e non docente, scolastico e non, genitori, associazioni…

     E ogni volta che siamo stati capaci di metterci insieme e di cooperare, con l’intelligenza del cuore, per il progresso di tutti e per il bene comune abbiamo ottenuto risultati che hanno fatto parlare di miracolo.

    Se miracolo possiamo chiamare la conquista della fiducia di un bambino, la trasformazione di un bullo in un leader positivo, l’entusiasmo e l’impegno di un alunno che odiava la scuola, la gioia, la felicità e l’esultanza di un ragazzo che prende a calci e pugni le pareti dell’aula, anziché i compagni come faceva abitualmente, quando finalmente, in terza media, col PROGETTO G.I.O.CO., impara a leggere, a scrivere e a far di conto.

Ma il vero miracolo, a mio parere, sta nella cooperazione

La cooperazione è l’unica scommessa vincente

      Ispirandomi, perciò, alla scuola di Barbiana, ho provato a coinvolgere tutti nel progetto e nel processo educativo e didattico personale e dei compagni, a cominciare dagli alunni diversamente abili, svantaggiati, immigrati, con difficoltà di apprendimento e relazionali, iperattivi, disadattati, bulli.

     E proprio i più deboli e sfortunati, con il loro coinvolgimento e il loro entusiasmo, spesso sono stati il motore e i principali protagonisti di una innovazione e di un cambiamento, fondati sulla responsabilità, la solidarietà e la progettualità.

     Una esperienza, quindi, cominciata con grandi paure e difficoltà, mi ha regalato profonde gratificazioni ed è diventata una sorgente inesauribile di interrogativi, curiosità e scommesse, di relazioni, scambi, affetti e solidarietà, ma anche di divertimento e di gioia, cancellando così il confine tra dovere e piacere.