“Professoressa, mancu pari chi u fici iò!!!”
(Professoressa, non sembra neppure che l’abbia fatto io!!!).
Queste parole di un mio alunno esprimono chiaramente il piacere, la gratificazione e l’orgoglio che ogni bambino e ogni uomo prova davanti ad una sua produzione, dai primi suoni alle prime parole, dallo scarabocchio al primo segno convenzionale e intenzionale, a tutte le creazioni personali più o meno riuscite, fino alle varie espressioni artistiche.
La frase citata e lo stupore gioioso che leggo negli occhi dei miei alunni (e che ritengo nessun bene materiale possa dare) quando producono, inventano, creano qualcosa, mi rimandano alla espressione che accompagna ogni atto creativo di Dio: “Dio vide che era cosa buona” si dice nel racconto biblico. Nella Genesi, si parla di un Dio che, quasi come l’uomo, mostra sorpresa, meraviglia e compiacimento per la sua opera. E quando creò l’uomo, “Dio vide che era cosa molto buona”. E all’uomo affida il compito di collaborare alla realizzazione del suo progetto
Fare, inventare, progettare, produrre ritengo che siano bisogni profondi e insopprimibili dell’uomo che, per realizzarsi pienamente, ha bisogno di continuare l’opera della creazione.
E’ necessario dunque fornire opportunità e stimoli perché ciascuno, a suo modo, possa liberare le proprie potenzialità creative e tirare fuori e manifestare l’infinita ricchezza e la genialità che ha dentro di sé.