In realtà, nessuno è più serio e più impegnato di un bambino che gioca perché, quando c’è l’interesse, la fatica ha un senso e la si affronta perciò volentieri.
La mia nipotina Chiara, che ha da poco compiuto sei anni, l’estate scorsa, quando dopo infiniti allenamenti e grandi fatiche, ha imparato finalmente ad andare in bici senza rotelle, è corsa raggiante a comunicarlo al suo papà e ha commentato con soddisfazione:
“Le cose difficili sono le più belle!”
E’ vero, i risultati ottenuti con faticoso impegno e sacrifici sono sicuramente quelli che danno più soddisfazione e che gratificano maggiormente. E questa gratificazione proviamo ogni giorno a farla scoprire anche ai nostri alunni col PROGETTO G.I.O.CO., facendoli allenare inizialmente con le “rotelle”, cioè con attività più vicine ai loro gusti, alle loro sensibilità e ai loro interessi e con compiti adeguati alle loro capacità.
In questo modo, riusciamo a interessarli e a favorire quelle esperienze di successo che consentono poi di fare gustare un piacere ancora più grande, quello di sentirsi competenti: di sapere leggere, scrivere e far di conto; di essere in grado di comprendere quello che ascoltano, di sapere parlare e interagire, di essere capaci di pensare, scegliere , progettare e operare.
Si rendono, pertanto, accettabili i sacrifici, che sono indispensabili per raggiungere qualunque obiettivo importante, e si contribuisce a fare crescere e a fare rafforzare la volontà in modo che diventi parte del loro carattere.
Potranno così provare il piacere della fatica, godere pienamente dei frutti del loro impegno e del loro sudore e riempire di senso il lavoro scolastico e l’agire quotidiano.