Nelle zone cosiddette a rischio, dove ho quasi sempre lavorato e dove alla povertà materiale si accompagna quasi sempre quella culturale (alla quale però non si dà importanza), ho avuto modo di toccare con mano che, come afferma Don Milani, “la miseria più grave dei miseri e che riassume tutte le altre loro miserie …è la mancanza di istruzione…” (intendendo per istruzione “tutto ciò che è elevazione interiore”) perché “su chi sa meno gioca bene il propagandista politico, il commerciante, l’imprenditore, la Confindustria, il distruttore di religione, il corruttore, lo stregone…”. Ma la miseria ancora più grave (come sostiene sempre Don Milani) è la mancanza di “dominio sulla parola. Sulla parola altrui per afferrarne l’intima essenza e i confini precisi, sulla propria perché esprima senza sforzo e senza tradimenti le infinite ricchezze che la mente racchiude.” La conoscenza della propria lingua “non fa parte delle necessità professionali, (dice Don Milani) ma delle necessità di vita di ogni uomo, dal primo all’ultimo che si vuol dire uomo… chiamo uomo chi è padrone della sua lingua.” ( Don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù e gli altri scritti pubblici, a cura di Carlo Galeotti, Stampa alternativa, Roma 1998)